


|
|
San
Francesco d'Assisi, nato Francesco Giovanni di Pietro Bernardone (Assisi,
26 settembre 1182 - Assisi, 3 ottobre 1226), è stato un religioso
italiano. Fondatore dell'ordine mendicante che da lui poi prese il nome,
è venerato come santo dalla Chiesa cattolica. Il 4 ottobre ne viene
celebrata la memoria liturgica in tutta la Chiesa cattolica (festa in
Italia; solennità per la Famiglia francescana). È stato proclamato,
assieme a Santa Caterina da Siena, patrono principale d'Italia il 18
giugno 1939 da papa Pio XII.
Conosciuto anche come "il poverello d'Assisi", la sua tomba è
meta di pellegrinaggio per decine di migliaia di devoti ogni anno. La
città di Assisi, a motivo del suo illustre cittadino, è assurta a
simbolo di pace, soprattutto dopo aver ospitato i due grandi incontri tra
gli esponenti delle maggiori religioni del mondo, promossi da Giovanni
Paolo II nel 1986 e nel 2002. Oggi, S. Francesco d'Assisi è uno dei santi
più popolari e venerati del mondo.
L'infanzia
Francesco nacque nel 1182 da Pietro Bernardone dei Moriconi e dalla nobile
Pica Bourlemont, in una famiglia della borghesia emergente della città di
Assisi, che, grazie all'attività di commercio in Provenza (Francia),
aveva raggiunto ricchezza e benessere. Sua madre lo fece battezzare con il
nome di Giovanni (dal nome dell'apostolo Giovanni) nella chiesa costruita
in onore del patrono della città, il vescovo e martire Rufino, cattedrale
dal 1036. Tuttavia il padre decise di cambiargli il nome in Francesco,
insolito per quel tempo, in onore della Francia che aveva fatto la sua
fortuna.
La sua casa, situata al centro della città, era provvista di un fondaco
utilizzato come negozio e magazzino per lo stoccaggio e l'esposizione di
quelle stoffe che il mercante si procurava con i suoi frequenti viaggi in
Provenza. Pietro vendeva la sua pregiata merce in tutto il territorio del
Ducato di Spoleto in cui all'epoca rientrava anche la città di Assisi.
Le varie agiografie del santo non parlano molto della sua infanzia e della
sua giovinezza: è comunque ragionevole ritenere che egli fosse stato
indirizzato dal padre a prendere il suo posto negli affari della famiglia.
La guerra
Si ha memoria di una guerra che nel 1154 contrappose Assisi a Perugia: tra
le due città esisteva una rivalità irriducibile, che si protrasse per
secoli. L'odio aumentò con il fatto che Perugia si schierò con i guelfi,
mentre Assisi parteggiò per la fazione ghibellina. Non fu una scelta
felice quella degli assisiati in quanto nel 1202 subirono una cocente
sconfitta a Collestrada, vicino Perugia. Anche Francesco, come gli altri
giovani, partecipò al conflitto; venne catturato e rinchiuso in carcere.
L'esperienza della guerra e della prigionia lo sconvolsero a tal punto da
indurlo ad un totale ripensamento della sua vita: da lì iniziò un
cammino di conversione, che col tempo lo portò "a vivere nella gioia
di poter custodire Gesù Cristo nell'intimità del cuore".
La guerra terminò nel 1203 e Francesco, gravemente malato, dopo un anno
di prigionia ottenne la libertà dietro il pagamento di un riscatto, a cui
provvide il padre. Tornato a casa, recuperò gradatamente la salute
trascorrendo molte ore tra i possedimenti del padre. Secondo Tommaso da
Celano furono questi luoghi appartati che contribuirono a risvegliare in
lui un assoluto e totale amore per la natura, che vedeva come opera
mirabile di Dio.
La conversione
Da un punto di vista storico le circostanze della conversione di san
Francesco non sono state chiarite e si hanno notizie solo attraverso le
agiografie. Pare che abbia giocato un ruolo la sua volontà frustrata di
farsi cavaliere e di partire per la crociata, ma soprattutto un crescente
senso di compassione che gli ispiravano i deboli, i reietti, gli ammalati,
gli emarginati: questa compassione si sarebbe trasformata poi in una vera
e propria "febbre d'amore" verso il prossimo.
Nel 1203-1204 pensò di partecipare alla Crociata e quindi provò a
raggiungere a Lecce la corte di Gualtieri III di Brienne, per poi muovere
con gli altri cavalieri alla volta di Gerusalemme. Partecipare come
cavaliere ad una crociata era a quel tempo considerato uno dei massimi
onori per i cristiani d'Occidente. Tuttavia, giunto a Spoleto, si ammalò
nuovamente ed ebbe un profondo ravvedimento. Avrebbe raccontato in seguito
di essere stato persuaso da due rivelazioni notturne: nella prima egli
scorse un castello pieno d'armi ed udì una voce promettergli che tutto
quello sarebbe stato suo. Nella seconda sentì nuovamente la stessa voce
chiedergli se gli fosse stato "più utile seguire il servo o il
padrone": alla risposta: "Il padrone", la voce rispose:
" Allora perché hai abbandonato il padrone, per seguire il servo?
"
Francesco rinunciò al proprio progetto e tornò ad Assisi. Da allora egli
non fu più lo stesso uomo. Si ritirava molto spesso in luoghi solitari a
pregare.
Un giorno a Roma, dove venne mandato dal padre a vendere una partita di
merce, non solo distribuì il denaro ricavato ai poveri, ma scambiò le
sue vesti con un mendicante e si mise a chiedere l'elemosina davanti alla
porta di San Pietro.
Anche il suo atteggiamento nei confronti delle altre persone mutò
radicalmente: un giorno incontrò un lebbroso e, oltre a dargli
l'elemosina, lo abbracciò e lo baciò. Come racconterà lo stesso
Francesco, prima di quel giorno non poteva sopportare nemmeno la vista di
un lebbroso: dopo questo episodio, scrisse che " ciò che mi sembrava
amaro, mi fu cambiato in dolcezza d'anima e di corpo " (dal
Testamento di san Francesco, 1226).
Ma è nel 1205 che avvenne l'episodio più importante della sua
conversione: mentre pregava nella chiesa di San Damiano, raccontò di aver
sentito parlare il Crocifisso, che per tre volte gli disse:
"Francesco, va' e ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in
rovina".
Dopo quell'episodio, le "stranezze" del giovane si fecero ancora
più frequenti: Francesco fece incetta di stoffe nel negozio del padre e
andò a Foligno a venderle, vendette anche il cavallo, tornò a casa a
piedi e offrì il denaro ricavato al sacerdote di San Damiano perché
riparasse quella chiesina. Pietro di Bernardone diventò furente; molti ad
Assisi furono solidali con quel padre che vedeva tradite le proprie
aspettative: Francesco nella sua eccessiva generosità poteva essere
interpretato come uno che dava sintomi di squilibrio mentale e così
sicuramente lo intese il padre.
Il processo davanti al vescovo
Il padre cercò, all'inizio, di allontanare Francesco per nasconderlo alla
gente. Poi, vista la sua incapacità di fronte all'irriducibile
"testardaggine" del figlio, decise di denunciarlo ai consoli per
vietarlo e privarlo, non tanto per il danno poco costoso subito, quanto
piuttosto con la segreta speranza che, sotto la pressione della punizione
della condanna dalla città, il ragazzo cambiasse atteggiamento.
Il giovane, però, si appellò ad un'altra autorità: fece ricorso al
vescovo. Il processo si svolse così nel mese di gennaio (o febbraio) del
1206, nel palazzo del vescovo; "tutta Assisi" fu presente al
giudizio.
Francesco, non appena il padre finì di parlare, " non sopportò
indugi o esitazioni, non aspettò né fece parole; ma immediatamente,
depose tutti i vestiti e li restituì al padre [...] e si denudò
totalmente davanti a tutti dicendo al padre: "Finora ho chiamato te,
mio padre sulla terra; d'ora in poi posso dire con tutta sicurezza: Padre
nostro che sei nei cieli, perché in lui ho riposto ogni mio tesoro e ho
collocato tutta la mia fiducia e la mia speranza". "
Francesco diede così inizio ad un nuovo percorso di vita. Il vescovo
Guido lo coprì pudicamente agli sguardi della folla (pur non comprendendo
a pieno quel gesto plateale). Con quest'atto di manifesta protezione si
volle leggere l'accoglienza di Francesco nella Chiesa.
I primi compagni e la predicazione
I primi anni della conversione furono caratterizzati dalla preghiera, dal
servizio ai lebbrosi, dal lavoro manuale e dall'elemosina. Francesco
scelse di vivere nella povertà volontaria, ispirandosi all'esempio di
Cristo, lanciando un messaggio opposto alla società duecentesca dalla
facili ricchezze. Francesco rinunciò alle attrattive mondane, vivendo
gioiosamente come un ignorante, un "pazzo" ovvero un
"giullare", dimostrando come la sua obiezione ai valori fondanti
della società di allora potesse generare una perfetta letizia. In questo
senso il suo esempio aveva un che di sovversivo rispetto alla mentalità
del tempo.
Il 24 febbraio 1208, giorno di san Mattia, dopo aver ascoltato il passo
del Vangelo secondo Matteo nella chiesa di San Nicolò ad Assisi,
Francesco sentì fermamente di dover portare la Parola di Dio per le
strade del mondo. Iniziò così la sua predicazione, dapprima nei dintorni
di Assisi. Ben presto altre persone si aggregarono a lui e, con le prime
adesioni, si formò il primo nucleo della comunità di frati. Il primo di
essi fu Bernardo di Quintavalle, suo amico d'infanzia. Tra gli altri si
ricordano Pietro Cattani, Filippo Longo di Atri, frate Egidio, frate
Leone, frate Masseo, frate Elia Bombarone, frate Ginepro. Insieme ai suoi
compagni, Francesco iniziò a portare le sue predicazioni fuori
dall'Umbria.
Secondo le fonti del tempo, le sue sono prediche semplici e di grande
presa: quando Francesco parla, riesce a conquistare gli ascoltatori. Nei
Fioretti di San Francesco si narra ad esempio che a "Cannaia"
ovvero Cannara (in alcune trascrizioni "Carnano") , gli abitanti
rimangono affascinati dalle sue parole, a tal punto da suscitare una sorta
di conversione di massa. È in questa circostanza che Francesco pensa alla
creazione del Terz'Ordine oggi denominato Ordine Francescano Secolare.
L'approvazione del Papa
Nel 1209, quando Francesco ebbe raccolto intorno a sé dodici compagni, si
recò a Roma per ottenere l'autorizzazione della regola di vita, per sé e
per i suoi frati, da parte di papa Innocenzo III. Dopo alcune esitazioni
iniziali, il Pontefice concesse a Francesco la propria approvazione orale
per il suo "Ordo fratum minorum": a differenza degli altri
ordini pauperistici, Francesco non contestava l'autorità della Chiesa, e
la considerava come "madre", e le offriva sincera obbedienza.
Crescita dell'ordine e viaggio in Egitto
Col tempo la fama di Francesco crebbe enormemente e crebbe notevolmente
anche la schiera dei frati francescani. Nel 1217 Francesco presiedette il
primo dei capitoli generali dell'Ordine, che si tenne alla Porziuncola:
questi sorsero con l'esigenza di impostare la vita comunitaria, di
organizzare l'attività di preghiera, di rinsaldare l'unità interna ed
esterna, di decidere nuove missioni, e si tenevano ogni due anni. Con il
primo fu organizzata la grande espansione dell'ordine in Italia e furono
inviate missioni in Germania, Francia e Spagna.
Nel 1219, si recò ad Ancona per imbarcarsi per l'Egitto e la Palestina,
dove da due anni era in corso la quinta crociata. Durante questo viaggio,
in occasione dell'assedio crociato alla città egiziana di Damietta,
insieme a frate Illuminato ottenne dal legato pontificio (il benedettino
portoghese Pelagio Galvao, cardinale vescovo di Albano), il permesso di
poter passare nel campo saraceno ed incontrare, disarmati, a loro rischio
e responsabilità, lo stesso sultano ayyubide al-Malik al-K?mil, nipote di
Saladino. Lo scopo dell'incontro era quello di potergli predicare il
vangelo, al fine di convertire il sultano e i suoi soldati, e quindi
mettere fine alle ostilità.
Il presepe vivente
Durante la notte di Natale del 1223, a Greccio (sulla strada che da
Stroncone prosegue verso il reatino), Francesco rievocò la nascita di
Gesù, facendo una rappresentazione vivente di quell'evento. Secondo le
agiografie, durante la Messa, sarebbe apparso nella culla un bambino in
carne ed ossa, che Francesco prese in braccio. Da questo episodio ebbe
origine la tradizione del presepe.
Le stigmate
Secondo le agiografie, il 17 settembre 1224, due anni prima della morte,
mentre si trovava a pregare sul monte della Verna (luogo su cui in futuro
sorgerà l'omonimo santuario), Francesco avrebbe avuto una visione, al
termine della quale gli sarebbero comparse le stigmate: "sulle mani e
sui piedi presenta delle ferite e delle escrescenze carnose, che ricordano
dei chiodi e dai quali sanguina spesso". Tali agiografie raccontano
inoltre che sul fianco destro aveva una ferita, come quella di un colpo di
lancia. Fino alla sua morte, comunque, Francesco cercò sempre di tenere
nascoste queste sue ferite.
Nell'iconografia tradizionale successiva alla sua morte, Francesco è
stato sempre raffigurato con i segni delle stigmate. Per questa
caratteristica Francesco è stato definito anche "alter Christus".
La condivisione fisica delle pene di Cristo offriva un nuovo volto al
cristianesimo, partecipe non più solo del trionfo, simboleggiato dal
Cristo in gloria.
Ultimi anni di vita e la morte
Negli anni seguenti Francesco fu sempre più segnato da molte malattie
(soffriva infatti di disturbi al fegato ed alla vista). Varie volte gli
furono tentati degli interventi medici per lenirgli le sofferenze, ma
inutilmente. Nel giugno 1226, mentre si trovava alle Celle di Cortona,
dopo una notte molto tormentata dettò il "Testamento", che
vorrebbe fosse sempre legato alla "Regola", in cui esortava
l'ordine a non allontanarsi dallo spirito originario.
Nel 1226 si trovava a Bogogno, presso Nocera Umbra, egli però chiese ed
ottenne di poter tornare a morire nel suo "luogo santo"
preferito: la Porziuncola. Qui la morte lo colse la sera del 3 ottobre.
Il suo corpo, dopo aver attraversato Assisi ed essere stato portato
perfino in San Damiano, per essere mostrato un'ultima volta a Chiara ed
alle sue consorelle, venne sepolto nella chiesa di San Giorgio. Da qui la
sua salma venne trasferita nell'attuale basilica nel 1230 (quattro anni
dopo la sua morte, due anni dopo la canonizzazione).
L'ORDINE FRANCESCANO
Francesco d'Assisi realizzò tre ordini riconosciuti dalla Chiesa
cattolica esistenti tutt'oggi ed aventi Costituzioni proprie.
? Il primo ordine è quello dei frati minori.La loro vita è ancora oggi
ispirata dalla Regola bollata approvata dal papa Onorio III nel 1223[30].
In seguito di ottocento anni di una storia molto complessa, al giorno
d'oggi l'originario Ordo Minorum si divide in tre rami principali: i Frati
Minori. (originati dagli Osservanti ed altre riforme, ma che comunque
mantengono il sigillo dell'OFM), i Frati Minori Conventuali e i Frati
Minori Cappuccini (detti un tempo Frati Minori della vita eremitica).
Oltre a questi tre diramazione storiche, vi sono oggi altre fondazioni
minori che si ispirano a san Francesco e alla sua Regola. Ciascuno dei tre
Ordini ha la loro propria organizzazione e struttura legale, ma tutti
hanno in comune san Francesco come loro "padre" e fondatore.
? Il secondo ordine è quello delle Clarisse fondato da Chiara d'Assisi,
la quale ha redatto una Regola propria. È costituito da suore di clausura
ed attualmente è presente in tutto il mondo. Analogamente al primo
ordine, anche le discepole di santa Chiara hanno subito un percorso
storico piuttosto articolato e oggi i monasteri clariani sono raccolti in
diverse "obbedienze".
? Il terzo ordine nacque per i laici, o meglio per i secolari, cioè
coloro che pur non entrando in convento, vivono nelle loro famiglie la
spiritualità francescana. Oggi è chiamato Ordine Francescano Secolare (OFS).
Parte integrante di esso è la Gioventù Francescana (Gi.Fra.): una
associazione riconosciuta dalla Chiesa (o, come si definiscono,
"fraternità") di giovani cattolici che condividono e vivono il
Vangelo e il loro essere francescani nel mondo di oggi, sul posto di
lavoro o nello studio. Oltre a questi, abbiamo anche il Terzo Ordine
Regolare (T.O.R.), costituito - appunto - da "regolari" cioè
religiosi che, nel corso della storia, sono divenuti tali a partire da
fraternità di laici intenzionati a condurre una vita di consacrazione
totale. Mentre nei primi secoli l'Ordine è fortemente caratterizzato da
una incidenza della fraternità, nei secoli successivi sarà più la
testimonianza di singoli importanti personaggi ad esprimere il valore del
vivere la penitenza nel secolo. Questo non significa che l'incidenza sia
minore; ne è la prova il fatto che ogni regime oppressivo fino ad oggi ha
visto sempre con grande preoccupazione questa sorta di ordine
"religioso" presente nel mondo.
Basti pensare anche a tempi vicini a noi, alla soppressione delle
Fraternità del Terz'Ordine Francescano operata da Napoleone, alla
proibizione durante il regime nazista di riunirsi in Fraternità, simile a
quella vigente fino a pochi anni fa in tutti i paesi dell'Est.
Per interpretare le intenzioni di san Francesco e di adattare il suo
ideale alle mutevoli realtà dei tempi, a partire dal duecento la Chiesa
ha continuamente emesso documenti relativi alla vite della fraternità
francescana, da Onorio III fino a Paolo VI, che ha approvato l'ultima
regola dell'OFS (1978) attualmente in vigore.
|